
Il festival
Nato da un forte legame con la figura del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, il Festival vicino/lontano si svolge ogni anno a Udine, dal 2005, nel mese di maggio.
Incontri, dibattiti, conversazioni, conferenze, lezioni, letture, mostre, spettacoli e proiezioni occupano per quattro intense giornate il centro storico della città e alcuni dei suoi edifici più suggestivi.
Studiosi, giornalisti, scrittori e artisti di prestigio internazionale si confrontano tra loro e con il pubblico per analizzare, da punti di vista diversi, i processi di trasformazione in corso nel mondo globalizzato, in campo economico, sociale, culturale e geopolitico, allo scopo di indagarne le ragioni, i meccanismi, i significati, le prospettive.
Perché vicino/lontano?
“Vicino” e “lontano” non sono soltanto indicatori geografici e multiculturali di una situazione planetaria che deve ormai bruciare le distanze e avvicinare i mondi, comparare le diversità dei discorsi, siano essi economici o filosofici, sociali o esistenziali, alla ricerca di una lingua comune o che possieda qualcosa di comune in grado di orientarci un poco nello spaesamento generale. “Vicino” e “lontano” vorrebbero essere anche una bussola individuale, appunto la condizione critica che ha a che fare con ciascuno di noi e che pone a ciascuno la difficoltà di “abitare la distanza”, insomma – se ci riuscissimo – di non restare schiacciati e inerti sotto il peso della logica mediatica e omologante.
Pier Aldo Rovatti, filosofo, membro del comitato scientifico
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vicino/lontano 2022
È “sfide” la parola-chiave che attraversa gli eventi di vicino/lontano 2022.
Ci eravamo illusi che non sarebbe accaduto mai più. E invece la guerra bussa di nuovo alle porte d’Europa. Una sfida alla democrazia e al diritto internazionale destinata a ridisegnare gli equilibri geopolitici.
È una sfida ormai non più rinviabile ripensare il nostro modo di vivere e la nostra stessa idea di mondo. Come possiamo rendere più sostenibile e meno ingiusto il modello “occidentale”, che per troppo tempo abbiamo considerato un nostro diritto acquisito? Come ignorare che ne godiamo a scapito dei diritti di chi ne paga il prezzo più alto? A pagarne i costi sono le vittime di una globalizzazione che mostra evidenti segni di crisi e a entrare in sofferenza è lo stesso ecosistema del pianeta che abitiamo.
Così le nuove sfide sono ora la “transizione ecologica” e la “transizione energetica”, che ci trovano oggi più vulnerabili di ieri. Chiediamo agli scienziati e agli economisti, ma anche ai filosofi, di aiutarci a comprenderne la complessità e le incognite.
In tema di diritti – delle donne, dei giovani, dei lavoratori – vorremmo evitare la retorica di un discorso pubblico sempre più stanco, ripetitivo, astratto: vorremmo rimettere le parole nei corpi, nelle esperienze concrete, per cercare di comprendere le radici della discriminazione di genere, della disattenzione educativa, delle nuove forme di sfruttamento nel Terzo millennio.