Un’anima, un pensiero

  • 18 maggio 2019
  • 18:00
  • Libreria Einaudi

Tredici testimonianze di persone nate a Servola, o venute ad abitarvi tra il 1907 e il 1937. Come scrive Boris Pahor, l’anima da una parte e dall’altra la ragione: un “sentimento per il proprio paese natio e la conferma di fedeltà alla propria origine, alla propria lingua e alla propria tradizione culturale.” Il villaggio autonomo di Servola (Škedenj in sloveno) preesisteva allo sviluppo industriale di Trieste e a metà dell’Ottocento contava quasi mille abitanti. “La zona alto adriatica era (e continua a essere) il punto di incrocio di culture e lingue differenti che convivevano senza problemi e spesso si fondevano o vivevano in osmosi. Prima della nascita del concetto romantico di nazione, la separazione tra il mondo neolatino (italiano) e quello slavo (sloveno o croato) non era così chiara: esistevano numerose situazioni di meticciato linguistico, con persone che parlavano più lingue, oppure si verificava la compresenza nello stesso territorio di insediamenti di lingua diversa…” Dalla postfazione di Piero Purich.