Il coraggio dell’utopia: Aurelio Peccei, l’uomo di un altro futuro

  • 16 maggio 2014
  • 19:00
  • Chiesa San Francesco

A cura di Arpa-LaREA Fvg

 

«Che cosa succede in questo mondo piccolo, sempre più dominato da interdipendenze che ne fanno un sistema globale integrato dove l’uomo, la società, la tecnologia e la Natura si condizionano reciprocamente mediante rapporti sempre più vincolanti?»

A. Peccei, Introduzione a Rapporto sui limiti dello sviluppo, 1972

Ancor prima che si parlasse in termini allarmanti di consumo delle risorse ambientali, di erosione di un patrimonio ambientale in gran parte non rinnovabile, e che i mass media di tutto il mondo fossero costretti ad occuparsene, cogliendone occasionalmente gli aspetti catastrofici; e ancor prima che, per altri versi, si cominciasse a parlare di sostenibilità, Aurelio Peccei, fondatore nel 1968 e animatore del Club di Roma, che avrebbe diffuso nel 1972 il profetico Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al Mit, aveva lanciato l’allarme: “Il guasto è profondo, alle radici medesime del nostro tipo di civiltà”. Era stato manager alla Fiat e all’Olivetti, imprenditore in Italia e all’estero, e aveva acquisito una visione globale dell’economia del suo tempo, tutta proiettata verso un futuro all’insegna di un’illusione: che il progresso e la possibilità di consumare fossero illimitati. A trent’anni dalla sua scomparsa, la sua denuncia ci sembra più che mai attuale, e tuttavia non vogliamo/possiamo dimenticare l’altro aspetto della sua lezione intellettuale, che gli fece dire: “allo stato attuale delle cose, il coraggio dell’utopia è il solo modo di essere veramente realisti”.

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Al termine dell’incontro “Incursioni utopiche” a cura della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine con gli allievi del primo anno di corso diretti da Claudio de Maglio con la collaborazione di Alessandro Conte.

Contro il monoteismo del dio denaro le giovani generazioni, attingendo al serbatoio delle utopie che hanno animato i grandi del passato, cercano di trasmettere, con una gestualità provocatoria, l’idea che l’utopia debba tornare ad essere una necessità morale che chiede di appartenere al quotidiano per ispirare le nostre azioni concrete e collettive.

In scena: Giuseppe Savio Agrusta, Caterina Bernardi,Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Carlo Dalla Costa, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Davide Falbo, Gilberto Innocenti, Clara Roberta Mori, Riccardo Novaira, Luca Oldani, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Podgornik, Miriam Russo.